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Poesia a Rosello...

  Nel mio continuo raccogliere informazioni, ascoltare storie e cercare particolarità che meglio possano mantenere accesa, se mai ce ne fosse bisogno, la fiamma dell'amore e del ricordo per  la nostra terra, ho avuto modo, con piacere e commozione, di potermi imbattere in un libro di Poesie, scritto da un Rosellano, Enisio di Tullio, il libro si intitola "Cammino"

Qui di seguito riporterò alcune delle sue Poesie, spero di non fare cosa sgradita e invito tutti ad approfondire la conoscenza di questo sensibile Poeta dei nostri giorni.

 

Paese Mio

Sento l'odor del bosco ed il profumo dell'aria tua, dei prati in fiore ,  e del mattin levarsi, lento il fumo vedo, e della campagna il bel colore.

Te vedo, paese mio, erto sul colle: le tue case arroccate in su la cima e sparse al pian sulle vivide zolle. Ora la vita non è quella di prima.

Ne mi vedi tra i pioppi e nei ruscelli, giù per balze ancor correndo lieto, ma il tuo canto in me non si perde.

Sento nel petto vivi i giorni belli che porterò nel cuor con spirito quieto; terra dei padri cari, età mia verde.

 

 

 

 

Un ritorno a Rosello

Ecco, Rosello, altero, alla sua torre appeso; la vecchia chiesa dirupata in cima bandiera e luce di poveri ed offesi.

 Le case abbandonate e sgretolate al sole,  di uomini forti richiamano le ombre, mentre nel vento che sfugge ad altre sponde passano voci ardenti come bracia.

 E più non muove la parola al canto, nel grumo di un respiro s'è rappresa, una lampada nel cuore invece è accesa, per ardere nel fuoco del ricordo.

Così negli occhi di una fresca sera si fissano immagini d' un tempo che vive alla memoria quando è cara.

E mentre scende il sole alla collina, ed al monte la luna è già vicina, tra i richiami possenti sopra il vento, vola la memoria nel tempo di una età che vissi col cuore e con la mente e s'innalza fino all'alte cime e poi discende radente sopra i prati, sui ruderi erbosi, sopra i prati, per farsi, tra uno sfrecciar di rondini, unione del passato col presente.

Il Gioco dell'Aliosso

( Re, Bo, Ciuccio e mazzate)

Ricordi?

Sui levigati gradini all'angolo del portico, l'aliosso nella mano, tirar la sorte amavi con gli occhi spalancati.

"Re" volevi ti toccasse per sentirti importante e le pene comminare a quello di noi più sfortunato cui toccava - perchè "Ciuccio" - aver "mazzate".

Ma la cattiva sorte non ti lasciava scampo: ne prendevi tante a su9on di sghignazzate, si che, le palme arrossate e, i denti stretti, meditavi sicuro la vendetta.

Ma nel tuo cuore tenero come le tue mani, quando " Re" per caso ti arrideva, non c'era rancore ne rivalsa, soltanto gioia di sentirti tale, a mezza bocca, un sorriso agli occhi, emettevi piano l'attesa sentenza più regale:

" Per questa volta nemmeno una mazzata". 

 

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