Approfondimenti
- Le Vette della Cucina |
tratto dal sito http://www.cucinaevini.it
di
ANGELA DIANA
ABRUZZO: LE VETTE DELLA
CUCINA
Appollaiati su picchi rocciosi, circondati da lussureggiante
vegetazione, nell'alta valle del Sangro, sopravvivono antichi paesi che
hanno dato i natali a cuochi di insospettata, impareggiabile bravura.
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I
monti dei Frentani Regione di grandi e imponenti montagne, l'Abruzzo offre
panorami mozzafiato, di selvaggia e maestosa bellezza. Le tre catene montuose
dell'Appennino abruzzese accolgono rigogliosi corsi d'acqua che a valle si
raccolgono in piccoli bacini. Il territorio aspro, ostacolando l'insediamento
umano, ha conservato angoli di natura incontaminata, dove il tempo sembra
essersi fermato. I monti della Laga (l'Aquila) consentono di inoltrarsi (a
piedi) in foreste ovattate e di camminare a pochi passi da torrenti impetuosi e
spumeggianti. Il Gran Sasso offre invece un panorama quasi alpino, con pareti
rocciose, vie ferrate, rifugi e addirittura un ghiacciaio. Il massiccio della
Maiella si estende tra le valli del Pescara e del Sangro e con le sue rocce
verticali, le sue foreste di faggi, i canyon e gli altopiani si presenta come
una delle più misteriose e selvagge montagne d'Italia. Agli appassionati della
montagna la Maiella è nota soprattutto per i sentieri che raggiungono le quote
più alte sino alla vetta del monte Amaro (2.795 metri), la seconda cima
dell'Appennino. In questo straordinario ambiente è possibile incontrare le
tracce dell'orso e del lupo sulla neve, vedere apparire in cielo l'aquila e a
primavera ammirare nei prati i delicati colori delle orchidee selvatiche. A
sud-ovest, collegato alla Maiella dalle piane di Roccaraso e dall'altopiano del
Pratello, si presenta il gruppo dei monti della Meta, ove, in località passo del
Diavolo (Parco Nazionale dell'Abruzzo) sorge il fiume Sangro che segna i confini
tra l'Abruzzo e il Molise. A metà del suo cammino, si estende una zona di rara
bellezza che comprende, a volte solo in parte, i territori dei comuni di
Pescopennataro, Capracotta, Agnone, Castiglione Messer Marino, Monteferrante,
Roio del Sangro, Rosello, Giuliopoli, Borrello e Villa Santa Maria. A ovest e
a sud, tale zona coincide con il confine tra l'Abruzzo e il Molise e fa da
spartiacque tra il versante tirrenico e quello adriatico. Partendo da una quota
di circa 1.700 metri, la catena, con sinuoso andamento, si snoda sino a 1.200
metri (monte Fischietto a Monteferrante) ed arriva sino al lago di Bomba sito a
quota 250 metri, che interessa la prima parte pianeggiante della valle del
Sangro, che si spinge verso il mare. é questa la zona dei così detti monti
dei Frentani, che offrono un panorama solitario e solenne, laddove si stagliano
le vette più alte. Più bassi, boscosi, solcati da profondi valloni sono i colli
tra il Trino e il Sangro, che segnano il confine regionale. Terre di pastorizia
e transumanza, comprendono un importante ramo del grande tratturo di Foggia. é
questo uno sconosciuto lembo d'Italia che merita di essere visto.
Sull'altopiano di Santa Maria del Monte si estende un affascinante complesso
silvo-pastorale, il cui bosco, denominato "Lupara", sta ad indicare l'habitat
del predatore dominante della regione. Ivi si incontra un ristorante chiamato
"Rifugio del cinghiale", gestito da un audace cuoco, ove si possono gustare
specialità della cucina abruzzese. Il clima della zona, che i monti
proteggono dai venti del sud, è fresco e asciutto. In essa sgorgano una infinità
di sorgenti. Sono da segnalare quelle del Rio Verde, con attigua area
attrezzata, denominata "Le Panche", quelle del Turcano, di fonte Volponi, di
fonte Sambuco, della fonte del Gufo di Monteferrante e delle quindici sorgenti
in agro di Roio, una delle quali, chiamata "fonte degli Ammalati", vanta qualità
terapeutiche. Tali acque, in gran parte oligominerali, contribuiscono a rendere
fresca l'atmosfera e a dare al suolo la giusta umidità, responsabile della
rigogliosa vegetazione. Tali favorevoli condizioni ambientali, hanno dato vita a
foreste in cui vegetano in armoniosa associazione abeti, pini, salici, aceri e
tigli profumati, acacie, cerri, querce, tassi e tante altre specie minori che,
in primavera e in autunno, offrono spettacoli cromatici indescrivibili per la
varietà dei colori che assumono le foglie delle varie specie. In località "fonte
Volponi" è ubicato un bosco di maestosi abeti bianchi che è stato assunto in
gestione dal Wwf per la protezione della rara specie botanica. Tale ambiente
costituisce l'habitat ideale per la fauna stanziale e migratoria. Per tali
caratteristiche, in agro di Roio, è sorta l'Azienda agro-faunistica "Valle
Amara" che, proprio in virtù delle bellezze ambientali, riscuote successo sia
tra gli sportivi che tra i turisti. Il panorama che si ammira dalla zona è di
suggestiva bellezza: da nord e da ovest domina l'imponente Maiella, col suo
grigiore estivo e col suo candore invernale e con la dolcezza orografica che da
questo versante la caratterizza; alle sue spalle si erge il cono del monte Amaro
che raggiunge i 2.940 metri slm e sovrasta il sottostante altopiano di "Femmina
morta". |
"La valle dei
cuochi"
La zona che comprende Roio del Sangro,
Rosello, Giuliopoli, Monteferrante, sino a Villa Santa Maria può essere
designata senza timore di esagerare "la valle dei cuochi". Quali sono le ragioni
di questo fenomeno? Com'è potuto accadere che solo alcuni sperduti paesi
della provincia di Chieti e solo essi, abbiano esportato cuochi, mentre dalle
altre zone dell'Abruzzo emigravano indistintamente muratori, carpentieri,
minatori?É Le origini sono antiche e difficili da identificare, tanto più se si
pensa che abitualmente sono le donne che realizzano le ricette e le tramandano,
mentre quella di cui parliamo è cucina fatta dagli uomini. Qui di seguito
riportiamo un'ipotesi sulla nascita dell'arte culinaria a Roio del Sangro,
elaborata da Filippo Di Carlo, suo illustre cittadino. L'occasione fu
sicuramente offerta dal bisogno: la lussureggiante vegetazione che circonda
questo territorio, composta da faggeti, abetaie e cerreti che si alternano a
verdeggianti pascoli e le numerose sorgenti di acque pregiate, gli conferiscono
la caratteristica di una natura incontaminata, foriera di benessere per il corpo
e per lo spirito. Ma nel corso della seconda metà dello scorso secolo, questa
meravigliosa condizione naturale non procurava alcuna ricchezza agli abitanti
che si industriavano con immane fatica a ricavare da ogni lembo di terra
utilizzabile le derrate per la sussistenza, tormentando i pendii scoscesi del
monte con continue, irrazionali arature e con il risultato di scarsi raccolti.
Nonostante gli enormi sacrifici e il duro lavoro, le famiglie contadine, che
disponevano di limitate superfici, spesso anche molto frazionate, erano
costrette ad una misera esistenza. Da qui la necessità, per gli uomini, di
andare a cercare lavoro fuori del paese. Molti trovarono lavoro al servizio di
famiglie nobili ed entrarono in contatto col cuoco della casa. Riuscirono,
facilmente, a far assumere i loro ragazzi nella nobile cucina. Cominciando dalle
più umili mansioni (come lavapiatti), dopo una breve carriera alle dipendenze di
diversi cuochi, riuscirono ad acquisire i segreti del mestiere. Alla fine
dell'800 nacquero i primi cuochi autonomi di Roio. Questi chiamarono in città i
propri figli e nipoti come collaboratori, per toglierli dalla misera vita delle
loro famiglie e così il numero di addetti all'attività culinaria aumentò
progressivamente. Alla fine del primo conflitto mondiale, tutta la
popolazione era orientata ad avviare i propri figli verso questa nuova attività,
che offriva risultati economici di gran lunga superiori a quelli che derivavano
dall'attività agricola e pastorale. Ben presto i cuochi di Roio spinti dal
desiderio di affermarsi e dallo spirito di emulazione nei confronti dei loro
colleghi, raggiunsero prestigiosi livelli professionali. All'inizio del '900 i
maestri della cucina erano gli "chef" francesi che dominavano nel continente
europeo. Le nostre cucine: siciliana, napoletana, bolognese, piemontese ecc.
avevano carattere locale e provinciale e non godevano del prestigio
internazionale, come la cucina francese. I cuochi di Roio e dei paesi
limitrofi, come gli altri cuochi italiani che si sono cimentati nell'arte
culinaria, hanno dovuto affrontare il non facile compito di raggiungere e
superare la maestria dei cuochi francesi, per poter conquistare il non facile
riconoscimento delle famiglie regnanti, dei nobili, delle ambasciate e delle
famiglie degli industriali di tutto il mondo. Con la loro tenacia (tutta
abruzzeseÉ) ci sono riusciti. Si sono sacrificati, con umiltà hanno accettato di
lavorare con mansioni secondarie nelle cucine di tutto il mondo, al fianco di
"chef" di alto livello, per poter apprendere i segreti del mestiere. E le
occasioni per affermarsi e per farsi stimare non sono mancate. A partire dalla
fine della prima guerra mondiale, la maggior parte delle case regnanti, delle
ambasciate, delle famiglie dei nobili e degli industriali erano servite dai
cuochi di Roio, la cui maestria aveva annullato il predominio dello "chef"
francese. Tale risultato è stato raggiunto anche grazie all'intelligenza ed alla
professionalità dei nostri cuochi, che hanno saputo personalizzare e rinnovare i
menu, intuendo quali erano le innovazioni che incontravano il gusto dei
raffinati commensali e che non hanno dimenticato la solidarietà, mantenendo
sempre vivo il legame tra loro, scambiandosi suggerimenti ed esperienze e
avvicendandosi al servizio delle famiglie più prestigiose, nelle quali la
qualifica di "cuoco di Roio" era il biglietto da visita vincente.
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Gennaio 2000 | |
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